Williamson Jack - 1982 - La stirpe dell'uomo by Williamson Jack

Williamson Jack - 1982 - La stirpe dell'uomo by Williamson Jack

autore:Williamson Jack
La lingua: ita
Format: mobi, epub
pubblicato: 2011-12-15T08:12:16+00:00


II

Non trovò il coraggio di parlare alla nave, ed essa non parlò con lui. Debole nella tenue luce monsonica anche dopo che fu giorno pieno, fu costretto ad aggrapparsi allo scafo malconcio per riuscire ad issarsi in piedi; al di là di esso, vide un mucchietto di arrugginito metallo di scarto, i motori Ulver in disuso che Difensore Due aveva scartato, con il laser, le pompe, i cavi e le tubature. Ferraglia.

Barcollando sotto la pioggia, scosse il capo e distolse lo sguardo perché questo era ciò che anche lui era diventato; stato di sospensione, durata in-definita, perché la nave non aveva più bisogno di lui. Ora che la sua parte meccanica era come morta, il predominante lato umano era ancora intontito ed in preda alla sconvolta desolazione di Rablon.

Ma, nel girarsi, trovò il velivolo, ancora a sua disposizione, se la nave non lo reclamava. Le sue snelle linee grige ravvivarono la speranza umana, l’umana meraviglia ed immaginazione: se non era più necessario qui, il velivolo poteva portarlo ad esplorare altre zone della Sfera dell’Uomo, ad affrontare nuovamente gli interrogativi posti da quel pianeta.

Con il tempo, forse, le cose da lui trovate avrebbero potuto fruttargli un ritorno allo stato di attività, perché i Difensori potevano essere necessari anche dopo che il nuovo Adamo e la nuova Eva fossero usciti nudi dalla macchina: la Sfera dell’Uomo non era un Eden, ed era invece più simile al-la maledetta distesa esterna, coperta di spine e di cardi, nel senso letterale del termine, quando si trattava di attraversare la giungla. La maledizione era altrettanto reale, e più mortale; i robots da lui incontrati erano decisamente Satanici, un tempo conquistatori del pianeta ed ora in attesa della venuta dei loro costruttori e padroni.

Era riuscito ad ingannare quei robots una volta, almeno sperava. La-sciandogli il velivolo, insieme ad una quantità di carburante sufficiente a servire come scorta di materie prime, essi non si erano però spinti fino a riconoscere in lui uno dei Maestri Costruttori. Che sarebbe accaduto ora?

Avrebbero gli automi concesso alla nuova colonia umana di vivere? O si sarebbero mossi per spazzarla via altrettanto spietatamente come dovevano aver sterminato la razza di cui aveva trovato le rovine? E se i Maestri Costruttori fossero effettivamente arrivati, con un ritardo di trentamila anni?

Qualsiasi risposta fosse riuscito a trovare a quelle domande, sarebbe tornata comunque a vantaggio della missione. A quel pensiero, la sua parte meccanica riprese a funzionare ed il suo malconcio spirito umano si riani-mò. Nuovamente attivo, fu costretto a pensare all’energia che gli era necessaria, ed i suoi occhi tornarono a posarsi sul mucchio di ferraglia.

Su pezzi di cavo elettrico scartato: non era altrettanto spesso quanto il suo perduto cordone ombelicale, ma forse lo era abbastanza. Sguazzando nel fango, raccolse tutti i pezzi che gli riuscì di trovare, complessivamente una trentina di metri, poi li trasportò incespicando nella cabina, al riparo dalla pioggia.

Lentamente, a fatica, a causa della scarsa luce, tagliò e saldò i vari pezzi fino a formare un unico cordone, e modellò un’estremità



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